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mercoledì 14 agosto 2019

Riesumare il blog per le cose importanti

Ci ho pensato un po'.

Non avevo voglia di pensarci, probabilmente.

Poi, tra i ricordi di Facebook,ho visto che in questi giorni avevo appena fatto la prima seduta di chemioterapia, ero al mare ma stavo malissimo, facevo delle punture che mi facevano venire dei dolori forti alle ossa prima di dormire, il cortisone mi dava noie di continuo, prendevo 15 pastigliette diverse al giorno, e stavo cercando di riprogrammare la mia vita per capire cosa ne sarebbe stato dei miei piani, proprio quando, l'ultimo giorno di mare, hanno iniziato a cadermi i capelli, a grosse ciocche, e quello è stato il primo di tanti dolori dentro, che non aveva a che fare con il mio corpo, ma con il mio spirito.

Poi passa il tempo, passano le visite, le giornate in ospedale, le tac, le pet, risonanze, giornate di fatigue, sbalzi d'umore, pic da pulire ogni settimane, i capelli ricrescono, a lavoro sei meno stanca, ricominci a uscire, a bere, a fare le vacanze, a prendere l'aereo, a tatuarti, a mangiare sushi e carne cruda, e dopo tanti mesi (e non pochi intoppi al pronto soccorso di Chivasso, vigilia di Natale inclusa) arrivano le mie due parole preferite:
remissione completa
E passa altro tempo, riprendi la tua vita normale, anche se non sarai più quella di prima. L'ansia ad ogni dolore all'addome, un po' di ipocondria costante, l'incertezza ogni volta che fai una tac di controllo o ritiri gli esami del sangue. Piano, piano, tutto torna nella norma, aspettando che passino ancora tre anni per completate il follow-up e chiudere questo capitolo.

Il punto, è che quando poi stai bene, cerchi ci pensarci il meno possibile. Ma sì, ho passato l'inferno, ma ora è andata, sono viva. Ho iniziato a vederla come se avessi avuto una malattia brutta, come tanti , e di averla semplicemente passata, via, si volta pagina.
Poi però succede che qualcuno muore. È successo qualche mese fa, quando una persona che conoscevo, con un linfoma molto simile al mio, non ce l'ha fatta. È successo pochi giorni fa, quando mia mamma mi ha detto che il fratello di una sua collega con un linfoma allo stomaco non ce l'ha fatta. Succede tutti i giorni eh, sia chiaro. Ma quando succede a chi conosci o a chi ha visibilità social/mediatica, l'impatto è ancora più forte. E torni a pensare "minchia, sarebbe potuto succedere anche a me".
Da qui, tutti i problemi quotidiani che comunque ti fanno venire l'ansia prima di dormire, sembra non contino più un cazzo. L'affitto, le bollette, il finanziamento della macchina, dove fare le vacanze il prossimo anno, i soldi per il matrimonio, la tesi, i debiti, le litigate per chi lava i piatti, i comizi dei politici che ti stanno sul cazzo, son poi cazzate.
E non ho intenzione di dirlo con fare arrogante e superiore perché chi sopravvive è un guerriero, ha lottato di più, ci credeva di più (tutte cose che ho letto in questo paio di giorni), ma lo dico forse per credeci un po' di più anche io stessa, per rendermi più conto della realtà delle cose e rivedere le priorità che mi do.
Qualche giorno fa, mentre leggevo su Instagram i commenti sotto la foto di una famosa attrice che sta affrontando il suo percorso di guarigione condividendolo con molto realismo e lucidità, mi sono venuti gli occhi lucidi leggendo alcune storie dei commentatori. Luca mi ha chiesto "ma perché lo fai?" E io gli ho risposto di getto "per rendermi conto di quanto sono stata fortunata".
Guerrieri o meno, crederci o meno, essere cattolici o di qualunque altra regione, non è stato ciò che mi ha fatto guarire.

Sono state due le componenti chiave:
1) la "fortuna" (nella sforuna) di avere una forma di linfoma aggressiva ma trattabile, del quale si conosce tutto, tanto che alla prima visita mi è stato detto che le probabilità di guarigione erano del 90%
2) la ricerca. Mettiamoci bene in quelle zucchette che senza la ricerca non c'è guarigione.
Punto.
A capo.

Possiamo fare tutti i discorsi filosofici di sto cazzo, ma si riduce tutto a questo.
Non so che tipo di tumore avesse la Toffa, non l'ho mai capito. Quello che ho letto è che si è trattato di una forma di tumore del quale ancora oggi la scienza non sa ancora abbastanza da poterlo trattare ed eliminare. 
Fino a qualche anno fa, si moriva davvero molto più facilmente per queste carogne. Già solo il tipo di cura che ho fatto io, l'immunoterapia abbinata alla chemio, è una scoperta abbastanza recente, che salva la vita ed evita recidive.

La strada è ancora lunga, un po' come questo post che ormai è diventato un capitolo della Divina Commedia, ma il succo rimane uno solo: 
la sensibilizzazione alla ricerca.

Spendiamo così tanti soldi in stronzate, e io sono la prima a farlo. Ma facciamo tutti qualcosa di più per la ricerca. Gli istituti a cui donare sono tantissimi, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Io, per esempio ho scelto l'AIL, ma per una semplice questione di "affinità", alla quale è mia intenzione rivolgermi anche per le bomboniere per il matrimonio. Ma quando posso, dono volentieri anche a Candiolo e all'AIRC. 
Sarebbe bellissimo vivere in uno Stato che da più importanza alla ricerca che a baciare i rosari ai comizi. Però, per adesso, preferisco iniziare a fare qualcosa IO invece di aspettare che sia sempre qualcun altro a farlo.
E ricordate che ci sono modi anche non economici per aiutare chi sta male, e le donazioni di sangue e di midollo sono solo uno spunto (a proposito, grazie amici donatori ❤)

Se volete essere una goccia nel mare anche voi:
1) https://donazioni.ail.it/
2) https://www.airc.it/sostienici/fai-una-donazione
3) https://www.fpoircc.it/
4) https://www.fondazioneveronesi.it/donazioni/dona-ora
5) https://www.fondazionericercamolinette.it/

[Comunque mi si è appena posata di fianco una coccinella gialla, saranno quelle che portano sfortuna o fortuna? Chissà]