Prima di iniziare volevo fare due premesse. La prima è lui, perchè finalmente siamo arrivati al ciclo numero 5:
La seconda premessa è questa:
la mia mamma, nonchè mia fan numero uno, nonchè assidua lettrice di questo blog fin dalla sua creazione (quando i lettori erano circa quattro), mi ha rimproverata per il mio linguaggio scurrile e poco signorile.
Quindi, per dimostrare alla mia mamma che
(io ci provo, GIURO! Ma visto che hai partorito una bella bambolina dagli occhi azzurri e i boccoli color del grano, che crescendo si è tramutata in una donna alpha dalla delicatezza di un camionista ucraino, la raffinatezza di Rocky Balboa, il tasso alcolico di Karen Walker e il linguaggio di Sgarbi, sappi cara mamma, che per me sarà durissima!)
Quindi, cominciamo.
Io e la mia banda di unicorni, più ananas e papino che per la prima volta è venuto a tenermi compagnia al COES, siamo qui per il penultimo ciclo, come vi avevo preannunciato, e abbiamo tutti un mega sorriso sulle labbra. Sì, anche l'ananas, appena scoprirò dove gli ananas hanno la bocca.
Se il post precedente è stato brutto, cattivo e incazzato arrabbiato, questo sarà pieno di unicorni, arcobaleni, brillantini, fatine, coriandoli, stelle filanti e notizie gioiose come quella della gravidanza dei Chiarez (Fedagni? Bo, vabbè, ci siamo capiti).
È incredibile quante cose succedano in soli 21 giorni.
Proprio l'ultima volta che stavo scrivendo su questa pagina, non c'era quasi niente che andasse bene, ogni volta che sembrava esserci UNA cosa che stava andando per il verso giusto, seguivano a ruota dieci cose pronte a complicarla. Come un gigantesco e affamato Majin Bu, pronto ad inglobare ogni piccolo barlume di gioia che mi si presentasse. Va bene, forse sto facendo un po' la Leopardi della situazione.
Let's move on.
In ogni caso, proprio come avevo scritto l'ultima volta, a forza di prender pioggia, dovrà pur spuntare un arcobaleno no?
Eccoli, finalmente sono arrivati, sono tanti, e non so bene da dove iniziare.
A parte il fatto che il mio arcobaleno numero uno, sembrerà zuccheroso, stucchevole e leccaculo ruffiano, ma devo ammettere che siete voi.
Sì, anche tu, lettore sconosciuto che non mi hai mai visto in faccia e che hai seguito le mie (dis)avventure negli ultimi quattro mesi.
Potete immaginare il mio stupore, la prima volta che ho parlato del viaggio dall'India al COES, nel vedere quante centinaia di persone si siano interessate alla mia salute.
Dopo il primo post, ho ricevuto messaggi da tutte le parti, whatsapp, messenger, commenti, cuori, affetto, persone per strada che mi chiedevano come andava... e più andavo avanti a raccontare e più i miei lettori si facevano numerosi. Fino ad arrivare a sentirmi dire da amici, parenti, la mia estetista, e pure mio fratello (che l'ultima cosa che ha letto è stata - probabilmente - un Topolino nel 1999 o le istruzioni per montare il letto) che dovrei scrivere un libro. Probabilmente non lo farò mai, perchè sono un'eterna procrastinatrice, incostante e non porto (quasi)mai niente a termine, e probabilmente non diventerò mai la Ferragni col mio blog, e da questa storia non guadagnerò nemmeno un centesimo. Ma solo il fatto che il mio ultimo post sia stato letto DUEMILA volte, beh... raga! Che vi devo dire.... Grazie!
Grazie, non smetterò mai di dirlo.
Prima di tutto perchè io nemmeno credo di conoscerle, 2000 persone.
E secondo poi perchè mi riempite sempre d'affetto in una maniera incredibile, anche persone che avevo lì tra gli amici e coi quali magari non parlo da anni o semplicemente abbiamo un'amicizia che non va oltre al semplice scambio di "mi piace", però tra voi, i miei amici più stretti e la mia famiglia, avete fatto la cosa che, secondo me, è più importante per un malato: non mi avete fatta sentire sola.
Certo, è vero che la solitudine è nella testa di una persona che sta male, nel momento in cui pensi che nessuno possa davvero capire quello che stai passando, quello che hai dentro e i pensieri tristi che solo tu puoi sentire.
PERO'.
È anche vero che in tutti quei momenti, non mi è mai mancato un abbraccio, un aperitivo pieno di sorrisi, una cena in compagnia, un bacio sulla fronte o una mano amica che mi accarezza i capellini che mi stanno crescendo (oh, no, SPOILER!)
Se c'è una cosa che ho imparato, in questi mesi, è non dare per scontata la quotidianità, la semplicità, lo stare bene.
Dopo giorni e settimane passate con la nausea, priva di forze fisiche o mentali e con lo scazzo l'uggia del non volersi alzare dal divano, il solo fatto di poter stare bene fisicamente, e godersi una cena con i miei cugini a ridere fino alle lacrime è un piacere che magari prima non avrei colto. Ecco perchè mi arrabbio quando non riusciamo a organizzarci per una pizza, pur vivendo tutti nello stesso paese di seimila abitanti. Perchè, per me, quel momento che passiamo insieme, e durante il quale io sto bene, è un lusso che per molti altri giorni non mi sono potuta concedere.
Ancora di più dopo aver scoperto di essere guarita (oh, no, SPOILER numero 2!).
Il giorno in cui ho fatto la TAC, non sapevo che esito avrebbe avuto, e ho semplicemente scelto di circondarmi degli amici di una vita, e fare una piccola cena in casa, ignorante e con tanto alcol. E poco importa se l'esito sarebbe stato positivo o negativo, quello che mi importava era soltanto essere circondata da persone che sarebbero state in grado sia di farmi ridere fino alle lacrime sia di consolarmi, facendomi comunque ridere con delle battute assolutamente inappropriate e fuori luogo sulla malattia, come solo loro hanno sempre saputo fare (come quando, sette anni fa, è mancata una persona a cui tenevo tantissimo, e loro in qualche modo riuscivano a farmi ridere mentre ero devastata dal dolore, e per questo credo di non averli mai ringraziati). Alla fine, quella serata è stata un grande festeggiamento tranquillo, cibo buono, vino buono, champagne del Lidl, bambini che suonavano al campanello per "Dolcetto o Scherzetto" e venivano cacciati, Valentina che viene insultata dai suoi amici per aver cacciato i bambini, Luca che propone di dare ai bambini il Dolcetto inteso come vino,
bambini che tornano e si puppano i biscotti alla zucca, risate, abbracci e semplicità. Quella semplicità che voglio celebrare, che nella mia quotidianità fatta di nausee, dolori alla pancia, umore sotto i piedi e affaticamento, mi era mancata immensamente.
Il giorno in cui ho fatto la TAC, non sapevo che esito avrebbe avuto, e ho semplicemente scelto di circondarmi degli amici di una vita, e fare una piccola cena in casa, ignorante e con tanto alcol. E poco importa se l'esito sarebbe stato positivo o negativo, quello che mi importava era soltanto essere circondata da persone che sarebbero state in grado sia di farmi ridere fino alle lacrime sia di consolarmi, facendomi comunque ridere con delle battute assolutamente inappropriate e fuori luogo sulla malattia, come solo loro hanno sempre saputo fare (come quando, sette anni fa, è mancata una persona a cui tenevo tantissimo, e loro in qualche modo riuscivano a farmi ridere mentre ero devastata dal dolore, e per questo credo di non averli mai ringraziati). Alla fine, quella serata è stata un grande festeggiamento tranquillo, cibo buono, vino buono, champagne del Lidl, bambini che suonavano al campanello per "Dolcetto o Scherzetto" e venivano cacciati, Valentina che viene insultata dai suoi amici per aver cacciato i bambini, Luca che propone di dare ai bambini il Dolcetto inteso come vino,
bambini che tornano e si puppano i biscotti alla zucca, risate, abbracci e semplicità. Quella semplicità che voglio celebrare, che nella mia quotidianità fatta di nausee, dolori alla pancia, umore sotto i piedi e affaticamento, mi era mancata immensamente.
Quindi, il primo arcobaleno, amicici siete voi.
A proposito di amici, ecco la seconda novità.
Abemus lavoro!
Anche se è arrivata la lettera dell'accertamento delle capacità lavorative, da parte dell'Inps, che conferma la mia "totale invalidità lavorativa" con percentuale 100%, sono riuscita a trovare lavoro, per un anno, in una grande multinazionale torinese che magari non posso nominare per privacy (ma quando mai? È l'Iveco!). Quindi è proprio il caso di dire: impiegati dell'Inps?mavaaaaaaaacagarevah andate a espellere le vostre incombenze intestinali, suvvia.
Sono felicissima, agitatissima, totalmente consapevole che sarò un'incapace pazzesca o romperò il computer il primo giorno di lavoro, ma poco importa, la buona volontà e la voglia di imparare sono tante e perchè lo stipendio è davvero buono (e mai avrei pensato di poter chiamare "buono" il mio primo stipendio italiano, figuriamoci azzardare un "davvero buono", mi scende una lacrima!), l'orario è d'ufficio, le feste sono a casa e nel week end posso andare apiangere mentre guardo vedere il Toro allo stadio.
E ora parliamo degli amici, perchè, signore e signori, anche il Napoli ha trovato lavoro.
Siete in tanti ad avermi chiesto il suo curriculum perchè volevate aiutarci, e vi ringrazio tanto tanto tanto, perchè anche se magari la cosa non è andata in porto, il pensiero conta, e non lo dico tanto per dire. È proprio grazie a qualcuno - che non vuole essere nominato - che legge sempre il mio blog, se lui in questo momento mi ha abbandonata qui col mio papone e sta lavorando. Incrociamo le dita perchè gli vada bene e questo momento di tranquillità lavorativa duri per entrambi.
A proposito di amici, ecco la seconda novità.
Abemus lavoro!
Anche se è arrivata la lettera dell'accertamento delle capacità lavorative, da parte dell'Inps, che conferma la mia "totale invalidità lavorativa" con percentuale 100%, sono riuscita a trovare lavoro, per un anno, in una grande multinazionale torinese che magari non posso nominare per privacy (ma quando mai? È l'Iveco!). Quindi è proprio il caso di dire: impiegati dell'Inps?
Sono felicissima, agitatissima, totalmente consapevole che sarò un'incapace pazzesca o romperò il computer il primo giorno di lavoro, ma poco importa, la buona volontà e la voglia di imparare sono tante e perchè lo stipendio è davvero buono (e mai avrei pensato di poter chiamare "buono" il mio primo stipendio italiano, figuriamoci azzardare un "davvero buono", mi scende una lacrima!), l'orario è d'ufficio, le feste sono a casa e nel week end posso andare a
[PARENTESI INUTILE:
vogliamo parlare di un altro momento felice?
Tipo il Toro che vince in casa dopo DUE MESI?
Ok, basta, chiusa parentesi arcobaleno-calcistica]
E ora parliamo degli amici, perchè, signore e signori, anche il Napoli ha trovato lavoro.
Siete in tanti ad avermi chiesto il suo curriculum perchè volevate aiutarci, e vi ringrazio tanto tanto tanto, perchè anche se magari la cosa non è andata in porto, il pensiero conta, e non lo dico tanto per dire. È proprio grazie a qualcuno - che non vuole essere nominato - che legge sempre il mio blog, se lui in questo momento mi ha abbandonata qui col mio papone e sta lavorando. Incrociamo le dita perchè gli vada bene e questo momento di tranquillità lavorativa duri per entrambi.
Una novità, che è conseguenza e allo stesso tempo artefice della mia tranquillità, è lo yoga.
Va tanto di moda da secoli, e io sono anni che continuo a dire che dovrei iniziare a farlo. Ho colto la palla al balzo, con il corso del Circolo Donna, e piano piano sto imparando a usare il respiro per trovare un po' di pace interiore.
Ve lo dico eh, è impossibile.
Anche durante i luuuuunghi minuti, passati a concentrarmi per respirare profondamente, nella mia testa è il caos. Sembra di essere a Kobane nel bel mezzo dei bombardamenti. Proprio gna fo' a spegnerlo e rilassarmi, se avete l'antidoto o la formula magica, condividetela con una donna perennemente inquieta.
Nel frattempo, continuo a lavorare sulla mia pace interiore, almeno mi impegno di più di quanto si stiano impegnando persone più importanti per lavorare sulla pace a Kobane.
Ma andiamo avanti.
Ormai l'altro arcobaleno ve l'ho già annunciato, metà su Facebook e metà poco sopra.
I CAPELLI!
Sono tanti, sono fini fini e SONO BIONDI. Ok, niente panico. Sono solo i primi, e fanno in tempo a scurirsi.
Ma l'altro arcobaleno che ho visto in questi giorni, ha
Ho avuto l'immensa fortuna di vedere e poter parlare con uno dei miei scrittori preferiti di sempre. Il profeta. L'unica persona che potrebbe parlare anche di pubblicità di pannolini per bebè, e io starei lì ad ascoltarlo, estasiata, come se si trattasse di un saggio sui diritti umani.
No, non è Obama.
Anche se è nel monte Olimpo degli uomini della mia vita.
È pelato.
È napoletano.
È Roberto Saviano.
Non è stato facile trovare qualcuno che venisse con me. Cioè, io sarei anche andata da sola. Cioè io gli avrei anche fatto compagnia per tutta la tournè, da sola. Cioè, io vorrei anche far parte della sua scorta, fargli da domestica, cuoca, autista, telefono amico, compare nel fantacalcio,
Ora, io non sono mai andata a prendere un caffè con Bobo, ma in quei cinque minuti in cui sono riuscita a scambiare due parole con lui, vi assicuro che mi è sembrato tutto fuorchè ciò che in molti pensano.
Avendo una gran faccia
Dopodichè è partita la seconda richiesta. Potete pensare quello che volete (e se non la pensate come me, come al solito,
Quindi arriviamo con la notizia più bella, ma mi sa che ormai non è nemmeno più una novità, visto che l'altro giorno i miei mi dicevano che, dopo la messa, venivano fermati dalle persone che mi conoscono per farmi i complimenti per la guarigione (o si dice auguri per la guarigione?). Ma pechè non ho pensato di farlo dire dal parroco del paese con il megafono?
Occhei, Valentina, un po' meno.
Dunque la grande notizia è cheee:
LINFOM*RDA È STATO SCONFITTO.
E qua c'è solo una cosa che va detta, cantata, condivisa e ricondivisa in tutto il mondo:
Cari tutti, voi tenetevi la Madonna di Lourdes, quella di Fatima e di Medjugorje. Padre Pio e tutto il calendario dei Santi.
A me è bastato un abbraccio da Santo Roberto Saviano da Napoli, per guarire dal linfoma.
Si scherza, né.
Per fortuna esiste la chemio, i dottori, la scienza e LA RICERCA.
A tale proposito, ci tengo veramente tanto tanto tantissimo a fare un piccolo momento di pubblicità.
Raga, la ricerca è FONDAMENTALE per fare in modo che i linfom*erda e tutti gli altri cancrim*rda vengano sconfitti e le persone come me possano continuare a rompervi le
Nel dubbio, questi sono i GIORNI DELLA RICERCA, fino al 5 novembre, e vi allego un articoletto preso da LaStampa dove vi spiegano bene tutto quello che sta facendo l'AIRC, cliccando QUI.
Ci chiediamo spesso cosa possiamo fare noi per rendere il mondo un posto migliore, almeno io me lo chiedo piuttosto spesso. E in tantissimi mi avete chiesto "cosa posso fare per aiutarti?", per aiutare me personalmente, niente, oddio, a parte venirmi a trovare con una vaschetta di gelato. Però non ci sono solo io, siamo in tanti, basti pensare che ogni giorno vengono diagnosticati circa mille nuovi casi di cancro.
E voi cosa potete farci? Potete fare un sacco. Prima di tutto, ci sono moltissimi tipi di cancro che sono riconoscibili in anticipo, prima che siano troppo dannosi, con la prevenzione, quindi non sottovalutate le vostre condizioni fisiche. Il mio linfom*rda non si poteva riconoscere in anticipo, non ha dato sintomi, ed è diventato una palla di 20cm che mi è cresciuta nell'intestino.
Oltre alla prevenzione si può fare qualcosa attivamente, e il modo più banale che mi viene in mente è donando il sangue. Durante le mie simpatiche visite in ospedale ho visto decine di persone che facevano trasfusioni, e io stessa ne ho avuto bisogno in India. DONATE. Non costa niente, ovviamente non vi pagheranno, ma sarete controllati ogni volta che donate il sangue, gli esami sono gratuiti e la vostra salute è sempre sotto controllo, e soprattutto, cosa molto più importante, potete davvero salvare la vita a qualcuno.
E se avete paura degli aghi, se avete visto le Iene e pensate che poi l'Avis vi rubi le sacche di sangue e le rivenda al mercato nero (
Spendete sti du' soldi per i "cioccolatini della ricerca" ( trovate le piazze dove comprarli: CLICCANDO QUI )
O fate semplicemente una piccola donazione dal sito, sempre seguendo il link che ho messo sopra. Non importa se non siete miliardari, un piccolo aiuto da parte di tutti aiuta la ricerca a crescere, e voi aiutate gli sfigati come me a guarire.
Prontissima ad affrontare questi ultimi 21 giorni che precederanno l'ultimo ciclo e che inizieranno con l'organizzazione di una giornata intera di sorprese per il compleanno dell'uomo che più ha dovuto sopportare le mie lamentele, i miei pianti, i cambi d'umore, le ore infinite nelle stanze d'ospedale, i miei silenzi, i turbamenti, le risposte acide e sarcastiche. Perchè in questi giorni, nessuno più di lui, che ha messo da parte il suo spropositato e permalosissimo ego, per far spazio al mio gigantesco ego da vittima malaticcia, e merita di essere festeggiato nel migliore dei modi.
E io vengo dalla scuola Maria DeFilippi, no, non Amici, la scuola di C'è Posta Per Te, con sorprese, lettere lunghe come la bibbia e pagliacciate varie, poverino non sa cosa lo aspetta.
Sempre con il mio motto preferito
#nonsimollaun
P.S. Mi scuso per la quantità di gif di Will e Grace ma questa puntata è stata particolarmente toccante, quindi meritava qualche menzione in più.