io ho ventiequalcosa anni, non ho figli e non ho titoli accademici pedagogici. Quindi, a tutti gli effetti, sono l'ultima degli stronzi che può venirle a dire come crescere un figlio. Un po' perchè un figlio non lo voglio, anche se amici ed ex fidanzati insistono che sarei un'ottima madre (ed io insisto che sarei il tipo di madre che dimentica i figli nel carrello al supermercato, troppo intenta a perdermi nel reparto dolciumi), un po' perchè, egoisticamente parlando, non mi sento ancora pronta a rinunciare all'infinita libertà che ti regala una vita senza figli, un po' perchè non ho né una stabilità economica, né una stabilità sentimentale e tanto meno una stabilità mentale che possano permettermi il lusso di fare un bambino in questo momento della mia vita.
Fatta questa premessa, c'è una cosa che vorrei dirle.
Non sono una madre, ma sono una figlia. E se c'è un'assoluta certezza, nella mia vita, è che ho avuto due modelli eccezionali come genitori. Severi quando era ora, ma sempre affettuosi, comprensivi, pronti ad ascoltarmi, aiutarmi e consigliarmi senza mai forzare le mie scelte in questa o quella direzione.
Di cose me ne hanno insegnate tante, e tutt'ora continuano a farlo, anche quando sono convinta di non aver più bisogno di imparare niente perchè "ormai sono grande". E anche se non so ancora liberarmi dagli insetti molesti da sola o non sono sicurissima di riuscire a cambiare una ruota della macchina senza l'aiuto di mio padre, posso ritenermi più che soddisfatta dell'insegnamento più grande che mi abbiano mai dato: l'indipendenza.
Caro Genitore progressista, che si ritiene così trasgre da dover scrivere una lettera alla scuola di suo figlio, facendo orgogliosamente presente ai docenti che il suo pargolo non ha fatto i compiti delle vacanze, secondo me lei qui ha fallito.
Ha fallito come esempio di meritocrazia.
Ha fallito come ambasciatore della cultura.
Ha fallito nell'insegnamento del rispetto verso l'autorità.
Ha fallito come modello di adulto, con suo figlio.
Ma il fallimento più grande, secondo il mio modesto parere, è stato privarlo dell'indipendenza.
Mi spiego meglio.
Lei è proprio il prodotto di questa società in cui "le maestre hanno torto, a prescindere" perchè "io che sono genitore so cos'è meglio per mio figlio".
Probabilmente il mio pensiero deriva da una vita con dei genitori troppo severi. Sfido chiunque a non esserlo quando hai a che fare con una ragazzina curiosa, ribelle, critica, sempre pronta a sfidare l'autorità pur di sconfiggere le ingiustizie, che durante l'adolescenza sembrano insormontabili.
Però, a suon di litigate così funeste che probabilmente riunivano tutto il vicinato sotto la mia finestra con tanto di pop corn e bibita omaggio, sono piuttosto fiera di come sono venuta su. Sempre alta un metro e uno sputo, ma in grado si sviluppare un pensiero critico, con cognizione e nel rispetto dell'educazione.
Con questo suo gesto, oltre ad aver reso suo figlio probabile vittima dei bulletti della classe che, frustrati dal fatto che i loro genitori li avranno obbligati a fare tutti i compiti, se la prenderanno con quello "paraculato dal papà", lo lascerà anche, in un futuro secondo me prossimo, privato di quel senso di soddisfazione che ti riempie i polmoni quando sai di aver fatto qualcosa che era giusto fare.
Ed è bellissimo che lei abbia "tre mesi per insegnargli a vivere".
Pensi che stupidi i miei genitori che cercano di insegnarmelo da più di vent'anni. E pensi, sono ancora più stupidi perchè mentre mi insegnavano a fare il campeggio, ogni estate, mi insegnavano anche il peso delle rinunce.
Perchè finchè non finisci i compiti, non vai in spiaggia; finchè non mi ripeti la lezione per bene, non vai a guardare i cartoni; finchè non mi dimostri che prendi la scuola sul serio, non ti facciamo andare a danza/canto/calcio.
Non ho mai conosciuto dei bambini che si mettessero a fare volontariamente i compiti, ed è proprio qui che il senso di responsabilità deve far capolino per le prime volte nella loro vita.
Questo è importante insegnare.
Perchè quando sarà adulto, non ritenga che tutto gli sia dovuto, o che possa ottenere bei voti senza aver prima perso un'ora al giorno, durante i suoi tre mesi di vacanze, da dedicare alla cultura, alle tabelline, agli esercizi di inglese o matematica.
Sia chiaro, signor Genitore, come le ripeto io non sono uno dei docenti, psicologi, avvocati(?), notai, gelatai, maestri di yoga, Presidenti della Repubblica, prelati, venditori ortofrutticoli del mercato o rispettabilissimi autoferrotranvieri, dai quali lei si è prontamente consultato prima di prendere la decisione così
Mi avvilisce molto, poi, vedere quante persone condividono questo pensiero, soprattutto pensando a quanti di questi un giorno cresceranno dei cittadini adulti, responsabili e pronti ad inserirsi nel mondo del lavoro o prendere decisioni politiche per il proprio paese.
Ma tant'è.
Mi si scusi lo sfogo moralista, caro Genitore.
È solo che quando vedo queste cose, il mio animo da adolescente ribelle che lotta contro le ingiustizie torna alla ribalta, perchè quello spirito critico maturato in anni e anni di discussioni con mio padre, è e rimarrà la miglior eredità che possa lasciarmi.
Spero che suo figlio raggiunga gli obiettivi che si prefissa, senza che lei lo intralci con queste buffonate in futuro. In alternativa posso lasciarle il numero del Telefono Azzurro.
Buona vita.
Valentina
P.S. mi tolga una curiosità: ma che lei è grillino?
[ Per tutti quelli che non sanno a cosa sia riferita questa lettera, possono leggere --> QUI ]